La chiamano “lungimiranza dei vecchi”, ma se lo chiedi a Marco ti risponde che è solo amore per questa terra e per i suoi frutti: «perché potrai anche acquistare i terreni, ma non possiederai mai la “terra”. È lei ad ospitarti, non tu a padroneggiarla; tutti noi siamo solo di passaggio. Nel mio lavoro ho solo la possibilità di coltivare un terreno e di tirarne fuori il meglio».
Rispetto quindi, per un territorio di cui conosce ogni centimetro, ogni pianta che coltiva, ogni erba che nasce spontanea lungo la strada, i profumi che si rinnovano di mese in mese, i colori che cambiano durante le ore del giorno.
Quando un visitatore gli chiede quale sapore rappresenti al meglio questa zona, gli risponda quello di un qualunque frutto di stagione che cresce sulle loro piante.
Non è quindi un caso se tra le sue attività preferite – e consigliate – ci sia la scoperta a piedi della vigna e del territorio che la ospita: «Mi piace molto spiegare la storia che si nasconde dietro ogni appezzamento. Accompagno i miei ospiti in una passeggiata lungo la vecchia mulattiera che si inerpica sopra le vigne fino in cima alla collina, tra muretti a secco e olivi secolari con potature di due-trecento anni. Lungo il tragitto, faccio loro annusare gli odori dei diversi terreni e racconto le “vicende” di questo o quel vitigno. Arriviamo fino ad un oliveto che affaccia a sud-ovest verso il mare. È questo il luogo più magico di tutta la tenuta. Un luogo di silenzio e contemplazione, perfetto per leggere un libro o condividere storie di vino e di sapori, di luoghi scoperti o ancora da scoprire. Ecco, per me questa è la vera Toscana: il racconto agreste di una terra che amo».