L’Abruzzo, un territorio naturalmente predisposto alla produzione di uve di straordinaria qualità. Grazie infatti alla propizia collocazione tra l’Adriatico e i massicci del Gran Sasso e della Maiella, può contare su forti escursioni termiche tra la notte e il giorno e beneficiare di un’ottima ventilazione che assicura un microclima ideale alla coltivazione della vite.
Non è infatti un caso che proprio qui venga prodotto, tra gli altri, il Montepulciano, annoverato ormai da diversi anni tra i vitigni a bacca rossa più significativi del Bel Paese.
Ma soprattutto l’Abruzzo può vantare una storia “enologica” che affonda le proprie radici lontano nel tempo.
Le prime testimonianze dei vini abruzzesi risalgono addirittura ad Ovidio e Polibio. Nel Rinascimento era l’area della Valle Peligna la più rinomata. Ma è a partire dall’unificazione d’Italia e soprattutto dagli ultimi 40 anni del secolo scorso che le maestranze hanno dato il via ad una profonda e razionale trasformazione dell’intero comparto vitivinicolo abbandonando la coltivazione nelle aree più difficili da gestire e concentrandosi esclusivamente in quelle più vocate della collina litoranea.
Tra i vitigni autoctoni abruzzesi, il Montepulciano rappresenta oltre la metà dell’intera produzione regionale ed è il vitigno di riferimento della DOC Montepulciano d’Abruzzo, che annovera anche la tipologia Cerasuolo. Attualmente, viene coltivato su oltre 17 mila ettari di territorio, ma la sua diffusione segue un trend in continua crescita, basti pensare che negli ultimi anni oltre il 70% dei nuovi impianti sono stati realizzati proprio con questa qualità.
La viticultura in Abruzzo rappresenta ad oggi il settore più importante dell’intero comparto agricolo regionale, con oltre 36 mila ettari di superficie vitata ed una produzione annua che si aggira su quasi 4 milioni di ettolitri.