Il suono di un tappo a fungo che liberandosi dal collo della bottiglia si lancia nell’aria (per quanto non consono dal punto di vista della sommellerie) è certamente il momento più iconico di ogni festeggiamento che si rispetti. Non c’è compleanno, matrimonio, ultimo dell’anno o semplicemente cenetta romantica che non inizi o finisca con una bollicina.
Che sia un Prosecco, un Trento Doc, un Franciacorta, un Oltrepò o magari una bollicina di zone emergenti come l’Etna o l’Alta Langa non importa. L’importante è festeggiare… e stappare. E non necessariamente in quest’ordine: non succede anche a voi di entrare nell’atmosfera della celebrazione non appena sentite il classico rumore del tappo che salta?
Al netto delle tecniche di spumantizzazione e dei territori dedicati a questo tipo di produzione, quando si parla di bollicine non è frequente pensare in termini di affinamento in bottiglia, ma al massimo di permanenza sui lieviti. È un peccato. Infatti, il tempo ed il corretto affinamento anche delle bollicine può regalare perle di inaspettata gioia. L’acidità si mitiga giungendo a morbidezze evolutive su toni di crema pasticcera, crosta di pane appena sfornata; le note di agrumi si impreziosiscono su accenni di spezie orientali.
Un po’ come diceva Aristotele, il tempo potrebbe disvelare l’essenza del vino che da celata e solo “in potenza” diviene palese.
Proprio il tempo, forse il bene più raro di questo mondo, è il segreto per regalarci grandi emozioni e grandi vini. L’importante quindi è festeggiare sempre, anche senza motivo. Festeggiate, festeggiate, festeggiate.