Brindiamo al Piemonte, brindiamo piemontese!

Che l’Italia sia il “paese del vino” è cosa ormai risaputa anche nell’angolo più remoto della Terra: non esiste regione, provincia o piccola frazione che non ci regali ottime bottiglie.
Ma lungo il nostro Stivale c’è un luogo che più di ogni altro ha sviluppato nel corso dei secoli una vera e propria vocazione alla viticultura: signore e signori, benvenuti in Piemonte, la regione e il territorio responsabile dell’incredibile rivoluzione che ha portato l’Italia sul podio dei paesi produttori di vino di più alta qualità.
Barolo, Barbaresco, Barbera, Moscato Bianco: qui, il vino è parte integrante del DNA della popolazione e definisce la matrice stessa del territorio.
Ci sarà un motivo se nel 2014 i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sono stati riconosciuti come parte integrante del Patrimonio Mondiale Unesco. Un eccezionale riconoscimento che attribuisce alle terre piemontesi il valore universale di paesaggio culturale.

A parte pochissime eccezioni, la maggioranza dei vini piemontesi sono prodotti con un’unica uva.
Concetti come terroir e cru sono praticamente nati qui. Ed è sempre qui che ci sono state le prime esperienze di zonazione delle aree vitivinicole.    

Tradizionalmente il Piemonte viene “considerato” soprattutto per i suoi vini rossi da lungo affinamento, ma questa terra è madre anche di bianchi pregiati e strepitose bollicine. Rinomati vitigni a bacca nera come il Nebbiolo, la Barbera, il Dolcetto, la Bonarda, la Freisa, la Croatina, il Grignolino, il Pelaverga e il Brachetto – solo per citarne alcuni – sono degnamente accompagnati da altrettanto vitigni autoctoni a bacca bianca tra cui il Cortese, l’Erbaluce, l’Arneis, la Favorita… e ovviamente il Moscato bianco.

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