La cultura vitivinicola in Calabria affonda le proprie radici indietro nel tempo, molto prima del grande Impero Romano e ancora prima dell’arrivo dei Greci che proprio in queste terre a sud del nostro Stivale fondarono le colonie della loro Magna Grecia. Quando vi arrivarono, nel V secolo a. C., battezzarono la Calabria come cuore pulsante dell’Enotria, letteralmente Terra del Vino. Un riconoscimento significativo che ci fa capire l’importanza che la coltivazione della vite in questa regione rivestiva per l’intero bacino del Mediterraneo.
Una tradizione che è prosperata e si è sviluppata nel corso di secoli, addirittura millenni, fino a quando, alla fine del 1600 raggiunse la sua massima espansione con oltre mille ettari di terreno coltivato a vigne. Un trend che subì una brusca battuta di arresto, quando alla fine del diciannovesimo secolo la filossera costrinse all’abbandono delle aree vitate e ad un triste declino della produzione vitivinicola. La ricostruzione di questo storico patrimonio viticolo è cominciata subito dopo la Prima Guerra Mondiale e oggi, grazie alla tenacia, all’amore e alla dedizione dei viticoltori calabresi, questa regione ha riconquistato la posizione produttiva di prestigio che le spetta per tradizione e conoscenze.
Attualmente in Calabria ci sono circa 10.000 ettari di terre vitate. La produzione annua si attesta in circa 370.000 ettolitri di vino prodotti, la maggior parte dei quali è rossa o rosata (75%), a fronte di una percentuale più bassa di bianchi (25%). Tra i vitigni maggiormente coltivati, ricordiamo il Nerello Mascalese, il Gaglioppo, il Greco Nero e quello Bianco, il Montonico e la Guernaccia. In totale, in questa regione vengono prodotte 10 DOC e 10 IGT.