Tutto è partito circa due anni fa, quando navigando su Internet, trovai 6 bottiglie di un produttore di Cortona dell’annata 2010 che da tempo stavo cercando.
Quindi, bello contento, seleziono le 6 bottiglie, le “metto nel carrello” e mentre sto per avviarmi alla conclusione dell’acquisto mi accorgo che quelle 6 bottiglie mi sarebbero state spedite da un’enoteca Svizzera. Resto un attimo interdetto.
Non è che per caso ho selezionato e sto ordinando della cioccolata?
Controllo e ricontrollo.
È tutto corretto: ci sono le sei bottiglie del 2010 e c’è la Svizzera.
Cortona e la Svizzera, la Svizzera e Cortona. Sono come bloccato.
Non procedo all’acquisto e chiudo la pagina.
Da un punto di vista pratico era tutto ben spiegabile con la vecchia storia degli stoccaggi, dei magazzini e degli acquisti online.
Alla fine, mi dicevo, quando mai riesci a sapere dove è stato – e soprattutto come è stato conservato – il vino prima del tuo acquisto in enoteca, al ristorante o online?
C’era però qualcosa di non definibile che, a livello inconscio, mi aveva turbato e che, in quel preciso instante, aveva bloccato il mio “click”.
Dopo qualche tempo, un caro amico (che il vino si limita a berlo) mi prega di leggere il discorso che uno scrittore – tale David Foster Wallace – aveva fatto ai laureandi di un’Università americana.
Sinceramente non me fregava nulla di quel discorso né tanto meno di quello scrittore. Tuttavia, vista l’insistenza del mio amico, una tarda sera mi metto a leggerlo.
Arrivato in fondo alla lettura la mente ritorna improvvisamente a quelle 6 bottiglie e, altrettanto improvvisamente, si faceva chiaro il pensiero che aveva generato quel click mancato.
C’è chi venera Gesù, c’è chi venera Allah, c’è chi venera Shiva, e poi c’è chi venera il commercio a chilometro zero, chi venera l’online e l’e-commerce, chi venera Amazon e chi venera il contadino vicino casa, c’è chi venera Bolgheri e chi venera Montalcino, c’è chi venera il mercato globale e c’è chi venera la piccola nicchia di intenditori.
Ora in tutte queste forme di venerazione – come affermava ai laureandi quel Foster Wallace – di per sé non c’è niente di male. Il problema è che queste forme di venerazione sono molto spesso inconsapevoli.
Spesso, si tratta di inconsapevolezza del quotidiano; si perde contatto con il concetto del “giorno dopo giorno”.
Il mio acquisto era stato bloccato proprio dal fatto che in quello scambio (moneta - bottiglie) si perdeva totalmente contatto con il mio “giorno dopo giorno” e con il “giorno dopo giorno” del produttore.
Niente valorizzazione delle mie giornate passate ad informarmi e delle fatiche per racimolare i soldi necessari.
Niente valorizzazione della passione e del lavoro del produttore.
Tutto questo, in quello scambio, era totalmente inesistente.
Di qui è nata l’idea di creare una start up (innovativa ma legata a concetti arcaici) che coniughi commercio e relazioni umane e che soprattutto valorizzi quei piccoli gesti quotidiani che scandiscono la nostra vita ma anche quella del vino.
Il punto di partenza è stata, quindi, la tracciabilità di filiera post produttiva al motto “From The Cellar to your place”.
Ma abbiamo voluto spingerci oltre con l’obbiettivo di regalare ad ogni appassionato la possibilità di costruire con il produttore, giorno dopo giorno, un percorso di affinamento che consentisse di degustare il vino nel momento della sua massima espressività. L’affinamento presso la cantina di quello stesso produttore che il vino lo ha creato e “cresciuto” è per noi il massimo della bellezza.
Il servizio di Affinamento in Cantina si affianca a quello più tradizionale della “vendita diretta” con spedizione delle bottiglie che – in entrambi i casi – avviene sempre e direttamente dal produttore all’appassionato.
Ad ogni modo il nostro desiderio e quindi la nostra più grande soddisfazione – ed è in tal senso che Vigneron.wine è stato pensato ed ideato – sarebbe vedere gli appassionati recarsi a ritirare le proprie bottiglie verso la fine dell’affinamento direttamente nella cantina del produttore.
Il nostro sogno è rendere la vendita l’occasione per dare vita ad un incontro di realtà (quella dell’appassionato e quella del produttore) che, ahimè, nei meccanismi di mercato attuali sono sempre più lontane.
In buona sostanza è questa la filosofia che anima il progetto Vigneron.wine.
A mio parere questo è il vino.
Ed è buffo che tutto sia nato da un discorso che poi ho scoperto essere conosciuto come “Questa è l’acqua”.
Alla fine, perché vi sia vita serve acqua ma perché questa diventi degna di essere vissuta serve passione, lavoro e fatica, servono litigi e risate, serve senso di collettività ed amore per la terra, serve una bella gonna lunga alzata dal vento.
Insomma, serve del vino!