Vini bianchi: un amore che non conosce confini

VINI BIANCHI: UN AMORE CHE NON CONOSCE CONFINI 

Adoriamo il vino bianco. Sì, lo adoriamo, letteralmente. Ci piace perché dentro la sua grande famiglia troviamo decine di sfaccettature diverse. Dai riflessi verdolini tipici del Verdicchio o dei Riesling molto giovani vinificati in acciaio, si può passare a riflessi paglierini più o meno intensi o addirittura a tonalità d’orate.

Per non palare dei bianchi macerati (stile rossi) che passano da tonalità di miele millefiori a veri e propri orange wine.
Mai come in questo caso la mano del vigneron riesce ad impattare la forma e lo stile del vino.
Il panorama dei bianchi italiani oggi sta riscoprendo una vibrante vivacità grazie a viticoltori giovani e meno giovani che sperimentano annata dopo annata differenti forme espressive, siano esse tratte dalla tradizione, da tecniche innovative o semplicemente dalla più fervida e visionaria delle immaginazioni.
Ci stupiamo ogni volta come se fosse la prima, della capacità di evolvere dei bianchi in bottiglia.
Stappare un vecchio bianco di Montecarlo degli anni ‘70, non ha prezzo.
E non parliamo di costo in denaro, ma dello stupore emotivo che ogni volta ci assale quando un vino ci conduce in un tempo che orami non c’è più, quasi come un’ancora che a dispetto dello scorrere delle lancette, ci disvela la sua grande opera.
Il vino è un po' come un quadro. Appena messo in commercio non è altro che un bozzetto che solo il tempo riesce a definire, regalandoci un’opera compiuta.
In parte questo processo sfugge di mano anche al produttore stesso e rende ogni bottiglia una storia a sé. Come per un figlio. Per quanto ti possa sforzare di ben educarlo, alla fine prenderà la strada che il destino gli ha riservato. Buona vita ad entrambi.  

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