I nostri Vigneron:
CASATO PRIME DONNE – FATTORIA DEL COLLE

La grande enologia moderna non ha bisogno di muscoli forti, ma racconta una storia anche al femminile.

Casato Prime Donne a Montalcino e Fattoria del Colle in località Trequanda: ancora una volta la provincia di Siena ci offre due eccellenze della produzione vitivinicola del nostro territorio e ci racconta la storia tutta al femminile di Donatella Cinelli Colombini, imprenditrice, nata da una famiglia storica di produttori di Brunello.

Ma mettiamoci comodi, perché il racconto è avvincente e merita di essere conosciuto dal principio.

«Ormai sono passati più di vent’anni da quando nel 1998 ho creato la mia azienda ristrutturando due parti marginali della proprietà di famiglia – ci dice Donatella – In quel periodo sia il Casato di Montalcino, sia la Fattoria in località Colle erano poco più che ruderi. Entrambi avevano bisogno di ripartire da zero: cantine da costruire, vigne da ripiantare, l’attività turistica da riqualificare e ampliare; non avevamo né il ristorante, né la scuola di cucina, né il centro benessere».

Una sfida epica, di quelle che nelle favole solo “cavalieri forti e coraggiosi” sono in grado di superare.

Nella nostra storia però, le protagoniste non sono eroi ma indomite eroine.

«All’inizio, per venirmi in aiuto, mia madre mi donò del Brunello in botte – continua Donatella. – Non essendo enologa mi rivolsi alla Scuola di Enologia di Siena per il nominativo di uno studente. Con mio grande stupore mi dissero che di ragazzi disponibili non ce ne erano, ma se volevo accontentarmi, di donne ce ne erano tante perché non le voleva nessuno. Offesa e indignata presi una decisione che avrebbe definito per sempre la mia vita imprenditoriale futura: decisi che da quel momento tutto il personale della mia azienda sarebbe stato al femminile».

Una risposta forte che ci insegna che la grande enologia moderna non ha bisogno di muscoli possenti per essere d’eccellenza. E così il Casato di Montalcino è diventato il Casato Prime Donne, la prima cantina in Italia con un organico tutto in quote rosa. «Ora le enologhe sono tre ed esportiamo in 39 nazioni: un simbolo della riscossa delle donne».

Parlando con Donatella si capisce il profondo legame che la lega a questo territorio e alla sua unicità.

«Un grande vino, si fa da una grande uva, e una grande uva dipende solo dal terroir: un misto di clima, suolo, sottosuolo combinati insieme al lavoro dell’uomo e al suo saper fare. La vite è molto simile al legno: con uno stesso legno si può fare una trave o un violino, è compito dell’uomo costruire dall’uva uno Stradivari. Bisogna imparare ad ascoltare e a parlare alla vite, capire cosa ha da dirci. Nel nostro Paese ci sono più di 600 vitigni autoctoni, un patrimonio di biodiversità. Possiamo trovare una sorta d’accordo con la vite e produrre un grande vino nel rispetto della natura della vite stessa. È questa la strada italiana delle DOC e delle DOCG. Se si sceglie questa via, il vino diventa una chiave per capire il territorio, una cartolina liquida di quel territorio e solo di quello. La rappresentazione univoca di una determinata zona. La storia della vite si mescola con la storia dell’uomo che in quella specifica zona risiede».

Ma l’amore di Donatella per questa porzione di Toscana si capisce anche dai luoghi della cultura che consiglia di visitare ai suoi ospiti.

«Nel comune di Montalcino, due sono gli edifici assolutamente da vedere. L’Abbazia di Sant’Antimo, un assediamento molto colto, ricchissimo di opere d’arte e la Fortezza trecentesca che domina dall’alto il paese. La cultura e la forza, due valori che da sempre contraddistinguono questo luogo. Mentre a 12 chilometri dalla Fattoria del Colle c’è l’Abazia benedettina di Monte Oliveto Maggiore, un luogo di una bellezza straordinaria, situato in mezzo ad un boschetto di cipressi».

D’altronde come non amare la DOC Orcia? Questa si trova proprio nel cuore dell’area Unesco i cui scorci hanno reso la Toscana famosa in tutto il mondo. Un paesaggio iconico ed irripetibile che merita di essere scoperto seguendo il profilo morbido delle sue colline, vivendo ai ritmi lenti della sua quotidianità, assaporando i sapori unici della sua tradizione culinaria: «Come l’aglio a prova di bacio – specifica Donatella – il nostro aglione o aglio gigante ha degli spicchi enormi ma non contiene aglina. Viene usato per fare i pinci al pomodoro fresco. Solo quelli valgono il viaggio».

Ed una volta finita l’esplorazione? «Sedersi a riflettere o a leggere un libro sotto la Quercia delle Checche, nel comune di Pienza, una pianta secolare di 300 anni, con un tronco di quasi 5 metri di diametro e 18 metri di altezza». Benvenuti in Val d’Orcia.

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Indirizzo cantina

Località Casato n. 17
Montalcino
Montalcino
Siena
Italy

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