Eccolo, il vino di Fabrizio, eccolo il suo Syrah, sempre diverso ogni anno – come è giusto che sia, aggiunge – ma accomunato, caratterizzato e reso riconoscibile, di millesimo in millesimo, da un filo conduttore costituito dal terroir di Cortona.
«Un suolo unico che si combina alla nostra maniera di lavorare, che mi piace credere sia altrettanto unica. Questa terra non può né deve essere "violentata", ma rispettata e assecondata. Se ha senso parlare di vino naturale che, aggiungo, è e deve essere anche "artigianale", unendo savoir faire umano ed ausilio delle indispensabili, seppure minimaliste, attrezzature tecnologiche, questo dal mio punto di vista presuppone che ogni terroir debba venire interpretato al fine di ricavare il meglio da ogni annata senza pretendere di ottenere qualcosa che non fa parte del corredo pedoclimatico di quell'area. Cortona è luce, calore, sole, profumi e matrici toscane e, fa strano dirlo considerando che siamo nel cuore dell'Italia, lontanissimo dai due mari, molto "mediterranei". Interpretare questo luogo meraviglioso nella maniera più corretta e naturale possibile significa, secondo me, minimizzare qualsiasi intervento che possa alterare il naturale percorso del vino (fin dalla vigna, quindi rispetto all'uva da cui lo ricaveremo) salvo quelli, essenziali ed indispensabili, per evitare che si alteri e corrompa. Sensibilità, buonsenso, leggerezza, rispetto. Uva sana, pulita e buona. Vino sano, pulito e buono. Il carattere unico del vitigno che amo, il Syrah, tanta Toscana (che marca molto, sempre), l'impronta inconfondibile di Cortona, enclave rodaniana nelle terre di Arezzo, la stella polare dei grandi Syrah francesi, la finezza e l'eleganza come capisaldi, a bilanciare... in "equilibrio sopra la follia" la potenza e la cremosa concentrazione estrattiva tipica della nostra uva, e distintiva della selezione qualitativa che operiamo. Questo blend di fattori geografici, morfologici, pedoclimatici, stilistici, culturali ed emotivi rende riconoscibili e, soprattutto, magari imperfetti (guai se non lo fossero... il nostro lavoro sarebbe terminato!) ma di certo non costruiti ed omologati, bensì sinceri, veri e vivi, i nostri vini».
Sarà per queste ragioni che uno dei suoi panorami preferiti è proprio quello che si gode dalla sua casa su Cortona. E sarà sempre per l’intima connessione che Fabrizio ha con questo territorio irripetibile, che tra i suoi luoghi del cuore c’è proprio l’iconico Eremo Le Celle: «annidato in una strettissima, piccola valle sulle alture alle spalle di Cortona, fondato da S. Francesco. Un posto che aiuta a pensare, anche laicamente, che emana spiritualità pura aldilà dell'indubbio significato religioso che riveste per chi ha la fortuna di credere».
Tra i sapori che per lui maggiormente raccontano le colline cortonesi, oltre al vino – poteva essere altrimenti? – c’è l’olio che qui viene prodotto, ma anche i funghi porcini che quando è stagione si possono raccogliere. E poi, i tartufi del Casentino e delle vicine Crete senesi, i formaggi ed i salumi della Val di Chiana, lo zafferano di Cortona ma, soprattutto, la regina delle carni, la chianina.