MONTALCINO E CHIANTI CLASSICO, LA TOSCANA CHE PARLA TOSCANO NEL MONDO

Montalcino e Chianti Classico, la Toscana che parla toscano nel mondo

 

Se c’è un pezzo di territorio che “urla” toscanità al mondo intero, questo è sicuramente quello compreso tra la zona di Montalcino e il Chianti Classico. Perché diciamocelo: la Toscana, per come la intendano all’estero, è proprio questa terra qui. Panorami mozzafiato, paesini medievali, colori, profumi… ma soprattutto sapori, come quelli dei suoi celebratissimi vini

 

Benvenuti nel Tuscan Charm! Quell’allure unico fatto di atmosfere sospese, ritmi lenti, stagioni che ancora scorrono secondo il tempo della natura, panorami iconici costellati di paesini medievali, antiche pievi, fortezze e abbazie, ma soprattutto prodotti della terra e sapori irripetibili, come i vini che qui sono prodotti e che tutto il mondo ci invidia. 

Per comprendere a pieno questo territorio, non potevamo scegliere “Ciceroni” migliori dei nostri vigneron che vivono in queste zone. Abbiamo così chiesto ad Angelo (La Fortuna), Donatella (Casato Prime Donne e Fattoria del Colle) e Susanna (Setriolo) di accompagnarci per mano e di svelarci i segreti di questa terra di cui è così facile innamorarsi follemente. Un luogo in grado di cambiare radicalmente il corso della vita di coloro che qui scelgono di abitare e lavorare, proprio come ci racconta Susanna: «È l’amore per questa terra che ha avuto la meglio, io semplicemente non ho saputo resistere. Ho dovuto in tutti i modi preservarla. È questo amore che mi ha fatto andare avanti».

Per coloro che volessero avventurarsi alla scoperta dei posti assolutamente da non mancare, i nostri tre paladini della vigna (e del buon vino) hanno le idee assolutamente chiare. Donatella e Angelo sono concordi nell’affermare che tappa obbligatoria deve essere fatta alla Fortezza di Montalcino, un castello del 1300 a pianta pentagonale con snelle torri ad ogni angolo. Anche perché come ci racconta Angelo: «il camminamento lungo le mura è un’esperienza da non perdere. Il panorama che si ammira dai bastioni è uno dei più belli di tutta la zona».
Per Susanna invece, il luogo da visitare è il Museo di Santa Maria della Scala a Siena, un tempo antica struttura ospedaliera di origine medievale, oggi museo che ospita al suo interno importanti collezioni.

Se invece volete abbinare all’escursione storico-culturale, una qualche attività ludico-sportiva, per Angelo, niente di meglio di una corsa per la campagna che circonda il borgo di Montalcino con una bicicletta a pedalata assistita: «Immergersi nella natura, lontani dal rumore delle auto e dallo smog. Ciò che si riesce a vedere dall’auto è molto limitato. Quindi, abbandonate le strade asfaltate e prediligete le stradine tra le vigne tra i muretti a secco. L’amministrazione locale ha già tracciato dei percorsi dedicati a questo tipo di esplorazione, e ha in programma di istituirne di nuovi».
E sempre per rimanere in tema flâneur naturalista desideroso di entrare in empatia con questo pezzo di Toscana, anche Susanna suggerisce una passeggiata, questa volta piedi però, da Lilliano – frazione del comune di Castellina in Chianti – seguendo la stradina sterrata che porta al minuscolo cimitero.

Ma non vi azzardate ad andare via senza aver assaggiato qualche eccellenza della tavola!
Un piatto su tutti? I pinci – o come li chiamano nel senese pici – che Angelo suggerisce di mangiare con un bel ragù di cinghiale, mentre Donatella li preferisce con un sugo di pomodoro fresco e aglione, un aglio gigante a prova di bacio perché non contiene aglina.

E poi, ovviamente, ci sono i vini, che come sottolinea Donatella altro non sono che «la chiave per capire il territorio, una cartolina liquida di quel territorio e solo di quello». Infondo, aggiunge sempre lei: «Un grande vino, si fa da una grande uva, e una grande uva dipende solo dal terroir: un misto di clima, suolo, sottosuolo combinati insieme al lavoro dell’uomo e al suo saper fare. La vite è molto simile al legno: con uno stesso legno si può fare una trave o un violino, è compito dell’uomo costruire dall’uva uno Stradivari. Bisogna imparare ad ascoltare e a parlare alla vite, capire cosa ha da dirci».

E di violini – ops! vini – che suonano una musica di sapori unici, i nostri vignaioli sono meravigliosi direttori di orchestra.

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