Alla scoperta di San Gimignano e della sua Vernaccia
Fosse solo per ammirare da lontano il suo profilo turrito che si staglia contro le dolci colline toscane ricoperte di olivi e vigne, varrebbe la pena fare un viaggio fino a San Gimignano. Se a questo si aggiungono i tanti monumenti, le piazze e le strade lastricate di pietra, il territorio unico in cui è immerso, ma soprattutto la fantastica vernaccia che qui viene prodotta, si potrebbe pensare di annullare tutti gli impegni, salire in macchina e partire. Anche subito.
Quale modo migliore per scoprire un luogo se non farselo raccontare da chi vi abita e lavora? Il nostro racconto di San Gimignano e della sua vernaccia parte infatti da quello che ci hanno rivelato – e fatto assaggiare – i nostri vigneron. In fondo non c’è miglior Cicerone di un territorio di colui (o colei) che questo territorio conosce e ama a tal punto da produrvi eccellenze che tutto il mondo ci invidia.
Sono ben quattro i nostri “testimonial” d’eccezione: Letizia (Azienda Agricola Cesani), Simona (Azienda Agricola Fontaleoni), Giorgio (Il Palagione) e Federica (Fattoria San Donato).
Cosa vedere a San Gimignano
Su questo punto, i nostri quattro moschettieri della vernaccia sono tutti concordi: San Gimignano stessa. Ovvero, per essere più precisi, il suo centro storico, Patrimonio Unesco dell’Umanità dal 1990. Da visitare sia di giorno che di notte, come sostiene Federica: “perché la notte i negozi sono chiusi, ci sono poche persone e si può vagare tra le stradine sentendosi come un pellegrino di un’era passata”.
Ed è proprio questa atmosfera sospesa nel tempo che contribuisce a creare la meraviglia di San Gimignano. Piazze e strade, case e palazzi, pozzi e fonti: la città racchiude nel suo centro, ancora intatte, tutte le strutture tipiche della vita urbana nel medioevo. Non solo, ma qui è possibile ammirare una serie di capolavori dell’arte italiana del 1300 e 1400 ancora conservati nel loro contesto architettonico originale. Esempio sommo è la Collegiata di Santa Maria Assunta, come sostiene Letizia, “lo scrigno che conserva l’essenza stessa della nostra cultura”. La sua facciata sobria – quasi austera – in travertino, fa da contraltare al tripudio di colori che troviamo al suo interno. Tutte le sue pareti sono infatti rivestite di affreschi, tra cui spiccano il Giudizio Universale di Taddeo di Bartolo, il Martirio di San Sebastiano di Benozzo Gozzoli e soprattutto i magnifici affreschi di Domenico Ghirlandaio.
Secondo Simona poi, non è possibile non salire sulla Torre Grossa, la più alta, che si trova proprio in Piazza Duomo accanto al palazzo nuovo del Podestà e alla Collegiata: “è il simbolo della città. Nonostante la fatica per arrivare in cima, la vista che si gode da lassù è strepitosa”.
San Gimignano fuoriporta
Ma le cose belle da vedere e interessanti da fare non sono solo racchiuse dalla cinta muraria. Letizia suggerisce infatti una visita al Monastero di Bose a Cellole, “un posto mistico, immerso nel silenzio. Non c’è meta più suggestiva e meno turistica di questa. I quattro monaci che vi risiedono sono sempre molto ospitali. Chiedete loro di visitare l’orto dei semplici della comunità, sommerete un’esperienza all’esperienza”.
Per Giorgio invece bisogna visitare il Convento di San Vivaldo a Montaione, un sito solitario e silenzioso che ospita una ventina di cappelle disposte attorno ad esso che compongono un sacro monte.
Come poi farsi mancare una passeggiata lungo la via Francigena nel tratto che unisce San Gimignano a Monteriggioni? Come sostiene Simona: “non credo ci sia panorama più incantevole di questo: la campagna immersa nella quiete, lontana dal trambusto della vita frenetica. I panorami da cartolina con gli ulivi e il profilo dalla città dalla 100 torri sullo sfondo”. Per Giorgio invece la passeggiata andrebbe fatta nella Riserva Naturale di Castelvecchio, “tra le rovine di un antico avamposto militare immerso nella macchia mediterranea e boschi ricchi di faggi e tassi”.
San Gimignano e i suoi sapori
Uno su tutti, e tutti concordi nell’affermarlo, lo zafferano, prodotto d’eccellenza di questo territorio.
Che sia utilizzato per preparare il gelato – come suggerisce Letizia, passate dalla gelateria in Piazza della Cisterna per assaggiare il più buono che esista – che sia mantecato in un “bel piatto di gnocchi fatti in casa”, come sostiene Simona o aggiunto, per impreziosire i piatti della tradizione, come vogliono Federica e Giorgio, l’importante è perdersi nel suo aroma unico ed inconfondibile.
E poi c’è la Vernaccia
Quando si parla della Vernaccia di San Gimignano, qualsiasi ragionamento stilistico-produttivo non può che iniziare dal concetto di tempo. Non tanto perché della Vernaccia si trovano apprezzamenti e citazioni storiche a partire dalla fine del 1200 e neppure perché nel 1966 è stato il primo vino italiano a vedersi riconosciuta la Denominazione di origine Controllata (Doc).
Il tempo a San Gimignano assume una magia unica. Sarà il suolo di origine marina (formato da depositi pliocenici marini e costituiti da sabbie gialle - tufo - ed argille gialle), saranno le poliedriche esposizioni e versanti, ma i vini che nascono in questo territorio hanno almeno due caratteristiche uniche.
La prima, ben nota agli appassionati o bevitori di Vernaccia di Sn Gimignano è la sapidità, cioè quell'insieme di sensazioni - principalmente gustative - che riportano la mente a scogliere saline e minerali.
In senso tecnico, possiamo dire che anche il fattore olfattivo è caratterizzato da note "minerali". In gioventù questa caratteristica gusto-olfattiva, è solo accennata perché dominano in prevalenza la frutta più o meno matura in base al tipo di vinificazione nonché le note erbacee e floreali. Ma è con il tempo che la Vernaccia mostra la sua vera natura e sprigiona il potenziale magico del suo terroir.
Ogni anno che ci allontaniamo dalla vendemmia di produzione (a patto di una conservazione perfetta), la Vernaccia si evolve verso colorazioni che dal giallo paglierino della gioventù si spostano su riflessi dorati ed al palato si sprigionano note più tipicamente saline e di idrocarburo.
Ci piace pensare di essere persone fortunate. E questo in generale.
Ma quando ti trovi davanti (nel 2020) ad una bottiglia di Vernaccia 2007 (Sanice dell'azienda Cesani - quando ancora non era una riserva) stappata dopo il lungo affinamento direttamente nella cantina produttrice, capisci tutto il potenziale di questa denominazione.
Le grandi bottiglie di Vernaccia, vanno attese, vanno ricercate, vanno degustate con il tempo necessario alla loro espressione. Bottiglie da grandi abbinamenti gastronomici.
In una denominazione così poliedrica, che produce contemporaneamente vini destinati alla leggerezza di bevuta (perfetti per aperitivi importanti o per accompagnare una cena estiva tra amici) e riserve dal carattere strutturato e longevo nel tempo, la "palla" è tutta in mano ai vigneron che quella denominazione vivono giorno per giorno. È dalla loro visione che scopriremo quale sarà il futuro della Vernaccia di San Gimignano. Nell'attesa, e memori di quel 2007 "stellare", noi iniziamo a mettere in affinamento un po’ di vino.